Una delle migliori frasi che possono essere utilizzate per definire il concetto di buon senso è sicuramente la capacità di giudicare e comportarsi con saggezza, ma potremmo anche dire che è il risultato di un logico, seppur elaborato, ragionamento.
21 settembre 2010 da Luca Speranza a Fruttalia.it
Contrario al buon senso, il senso comune spesso condonerebbe le idee più inverosimili, come se fossero norme o regole di comportamento accettabili. Ed è così che gli uomini e le donne con un senso comune sembrano con noncuranza di avere opinioni derivanti da un carattere puramente stereotipato. Potrebbe sembrare allettante accettare tale abitudine che rafforzerebbe un giudizio preconcetto così come un senso di separatismo. In tal modo, le persone in una relazione tra se stessi, si percepiscano come se fossero immagini o parti di un fenomeno collettivo, piuttosto che come in realtà le persone sono individualmente.
Anche se riduttivo, questi preconcetti di preferenza potrebbero apparire anche pratici se contengano differenze tra le civiltà e le culture al fine di stabilire i confini. Di conseguenza, condizionati da tali credenze, la gente comune difficilmente si frenino da una miriade di nozioni preconcette piuttosto che alla ricerca delle qualità nelle persone come in realtà sono singolarmente. E così preferirebbero aggrapparsi di un sistema derivato da forme di disuguaglianza.
Col semplice confronto tra qualsiasi civiltà latina ed un’anglosassone uno sottintende e manifesta tale differenze come se fossero mondi isolati; vale a dire per esempio: Gli italiani sono fatti così, mentre gli americani sono altrimenti. La condizione umana è pertanto trasformata in classificazioni che dipendono da aspetti fisici o conquiste storiche. In tal modo, si possa ragionare la sistematizzazione di una esterna qualità superficiale tale come quella che sarebbe stata “ellenizzata,” “latinizzata”, “anglicizzata,” “slavicizzata,” “africanizzata,” “sanskritizzata o brahmanizzata,” “sinologizzata,” “pacificizzata,” o perfino “aborigenizzatao “indigenizzata.” Fondamentalmente, stiamo parlando su termini di un tipo di settarismotradizionalista e reazionario tra le culture—banali come insulari–, invece di una base comune al di là delle differenze linguistiche e culturali: Una base comune di interdipendenza, non sul terreno di abitudini, apparenze o d’un assolutismo; però anzi il prodotto di un pensiero aperto alla disamina, poiché la nostra realtà non ha vero nessun luogo di riposo.
Ricardo Morin 11/11/13