«Al Di Là Delle Parole» [Beyond Words]

 

Il Pantheon, Roma: realizzato da Marco Agrippa nel 27 a. C, Il Pantheon, Roma: realizzato da Marco Agrippa nel 27 a. C,

I

1. Non è un messaggio, un motto, o una prescrizione;

2. Non sarà un cammino per niente,

3. Né sarà un’elegia per un bardo;

4. Sarà trovato lì, … al di là del velo delle apparenze:

5. Al di là delle convenzioni del nostro mondo.

1. This is not a message, a dictum, or a prescription;

2. It will not be a road somewhere,

3. Nor will it be an elegy to a bard.

4. It will lie there, … beyond the veil of appearances:

5. Beyond the conventions of our world.

II

6. Sogneremo … ad occhi aperti

7. Ponderando qual’è la nostra origine ,

8. Se sarà davvero diverso?

9. Cosa è nel piangere di Dante Alighieri, che non è nei nostri?

10. Cosa c’è nella lingua italiana … che è diverso d’altre?

6. We will daydream … with open eyes.

7. Pondering about what is our origine?

8. If it will be really different.

9. What’s in the sob of Dante Alighieri, which is not in ours?

10. What’s in Italian language … that is unlike any other?

III 

11. Che cosa avrá l’effigie della parola che ci impedirà di vedere al di là di essa?

12. Potremmo indagare il significato delle nostre epifanie,

13. Senza la forza di un simbolo di rispetto sul suo piedistallo illusorio?

14. Cosa sará l’incertezza nei canzonieri di Giovanni Boccaccio,

15. Non sarebbe uguale alla nostra consapevolezza dell’amore … adesso?

11. What will be in the effigy of the word that will keep us from seeing beyond it?

12. Will we be able to investigate the meaning of our epiphanies,

13. Without the power of a restpectful symbol above its illusory pedestal?

14. What will be the uncertainty in the songbooks of Giovanni Boccaccio,

15. Would it not be equal to our awareness about love … now?

IV

16. Abbiamo sognato … in piedi

17. Domandandoci che cosa c’era nella ribellione di Giosuè Carducci,

18. Non era stata la stessa cosa circa le nostre … adesso?

19. E qual’era l’ignoranza di Francesco Petrarca,

20. Era diversa dalla nostra?

16. We have dreamed … standing on our feet.

17. Wondering about what was in the rebellion of Carducci,

18. Has it not been the same thing as in ours … now?

19. And was there any ignorance in Francesco Petrarca,

20. Was it different from our own? 

V

21. Potremmo vedere senza essere stati fuori dai limiti,

22. Entro i confini della realtà, priva di oggetto?

23. Sarebbe concomitante con il movimento totale della Vita?

24. Avremmo sognato … di consolazione.

25. Meditando quale sarebbe la verità sulla nostra natura secondo Luigi Pulci?

21. Could we see without being out of the limits,

22. Within the boundaries of reality, without seeking anything?

23. Would it coincide with the total movement of Life?

24. We have dreamed … of solace,

25. Pondering what would be the truth about our nature by Luigi Pulci? 

VI

26. Non esiste nessuna distinzione, che supera la parola, senza essere divisive?

27. Quando sognamo … camminando.

28. Chiedendo se la nostra passione

29. È diversa dalla voce del poeta ieri?

30. Qual’è la solitudine di Poliziano; che è diversa dalla nostra?

 

26. Is there no distinction at all, in excess of the word, without being divisive?

27. When we dream … walking.

28. Wondering if our passion

29. Is different from the poet’s voice of yesterday?

30. What’s the loneliness of Poliziano, is it other than our own? 

VII

31. Cosa c’è di acquisitivo nella nostra conoscenza di Carlo Porta?

32. Lo possiamo capire e ascoltare nel silenzio totale?

33. Senza annunciare una parola al santuario della nostra stanza.

34. Mentre sognamo… una vulnerabilità infinita,

35. Chiedendo silenziosamente qual’è la perversione nel nostro intelletto circa Giuseppe Ungaretti?

31. What is adquisitive about our knowledge of Carlo Porta?

32. Can we understand and listen to him in total silence,

33. Without announcing a word into our inner sanctum?

34. While we dream… about an immense vulnerability,

35. Quietly wondering what’s the perversity in our intellect about Giuseppe Ungaretti?

VIII

36. Era questa l’ignoranza di chi sostituiva il nulla… per il desiderio?

37. Avevamo sognato … della sofferenza

38. Incapaci di resistere al richiamo del buon senso,

39. Senza la certezza della comprensione,

40. Chiedendo se l’incertezza di Torquato Tasso era anche la nostra.

36. Was it the cunning of those who replace desire … for emptiness?

37. We have dreamt … of suffering,

38. Unable to resist the call of sanity,

39. Without the certainty of understanding,

40. Wondering if the uncertainty of Torquato Tasso is also ours. 

IX

41. Sognavamo … quando i pensieri erano assenti

42. Chiedendo se il nostro cuore era diverso da quello di Lorenzo Da Ponte:

43. Un trovatore errante in un globo iniquo

44. Che pregava e raccoglieva elemosina

45. In cambio di pace!

41. We used to dream … when thoughts were absent,

42. Wondering if our heart was different from that of Lorenzo Da Ponte:

43. A wandering minstrel in a world of iniquity,

44. Who prayed and collected alms

45. In return for peace! 

X

46. Era qualcosa del tormento di Salvatore Quasimodo

47. Diversa dalla tristezza per il nostro destino?

48. Avevamo sognato … stando svegli

49. Mentre potevamo vedere in un istante,

50. Che senza la compassione, le lacrime erano incompleti.

46. Was there something of the torment of Salvatore Quasimodo

47. Different from the sadness over our destiny?

48. We dreamed … of being awake.

49. While we could see instantly

50. That without compassion tears were incomplete. 

XI

51. Parla Giovanni Raboni di un amore straordinario,

52. Dove gli opposti non esistono,

53. Una forza manifestata da un movimento indivisibile?

54. Quando sognamo … ad occhi aperti

55. Ponderando se osserveremo il nostro riflesso … al di là delle parole.

 

51. Does Giovanni Raboni speak of an extraordinary love,

52. Where opposites do not exist,

53. A force manifested from an indivisible movement?

54. When we dream … with open eyes.

55. Pondering if we shall observe our own reflection … beyond words.

By Ricardo Morín 05/15/2013

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Riflessioni Sull’Apprendimento e La Comprensione

Comincio con la premessa che solo una mente che non si impegna, una mente che non appartiene a nulla, che non si limita a qualsiasi proposito, sarebbe una mente capace d’apprendere o capace di comprensione. Ci sono cose nella vita che non si possono fare finta. Penso che questo sia il caso quando si dispone di un confronto ideologico per esempio: Si faccia finta tutto il tempo che uno non sia egoista, e si faccia finta che uno non sia divisivo o violento; mentre nel suo cuore e la sua mente uno sia pieno di disprezzo al determinare i parametri di qualsiasi contrasto.

Nel mondo attuale, dove ci sono tanti problemi, siamo suscettibili di smarrire la nostra bussola morale, la nostra ragione d’essere, e perfino di perdere la qualità della nostra percezione: la qualità dell’udito così come la qualità della sensibilità. Non siamo nemmeno in grado di riflettere sulle cose semplici che ci circondano, come un bel paesaggio, o anche su un pezzente desolato. E non solo. Se siamo irritati, ma siamo in grado di sopprimere la rabbia, o in modo di controllare noi stessi, di non lasciare sollevarsi di nuovo la rabbia; la nostra mente potrebbe essere ancora insensibile come all’inizio. Si potrebbe sbarazzare di odio, ma se tale mente e cuore sarebbero ancora meschini, creeranno ancora altri antagonismi. Quindi non ci sarà mai fine al conflitto.

La consapevolezza porta la propria illuminazione. Ma bisogna di impostarla andando; è necessario avviarla, così come impadronirsi della coda d’una cometa, la quale si deve percepire prima d’andare avanti. La scoperta di noi stessi è infinita, e richiede indagine costante, una percezione che sia totale, una coscienza in cui non esista nessuna selezione. La distanza delle stelle è molto inferiore alla distanza a noi stessi. Questo viaggio è davvero un’apertura della porta per l’individuo nel suo rapporto con il mondo.

Ricardo Morin , aprile 2, 2014

Il Caos Venezuelano

La pagina web di maggio 10, 2010, qui di seguito, presenta prove implicite che Simón Bolívar è stato giustiziato a 47 anni di età, per ordinanza del presidente degli Stati Uniti di America,  Andrew Jackson, prima di Bolívar potere avviare un blocco della dissoluzione della Gran Colombia, alla fine del 1830, la quale era stata guidata dal scagnozzo, opportunista e disonorevole : il tanto decantato ‘centauro della pianura’, José Antonio Páez.

http://www.tercerainformacion.es/spip.php?article15039

Ognuno dei Presidenti della Repubblica venezuelana, in particolare quelli militari, da José Antonio Páez al compianto Hugo Chavez, così come l’attuale autista di autobus, Nicolas Maduro, tutti furono coinvolti in un processo di disinformazione a discapito della libertà. Allo stesso modo, abbiamo una sovrabbondanza di storici che indulgono balbettando assurdità, lo quale rende molto difficile per noi capire i fatti. Mentre si divertono con sentimentalismi intesi ad ampliare i propri interessi personali sbagliati, il popolo diventa dismesso dei loro beni comuni. Facendo eco dell’ultime parole di un attonito Francisco Miranda, rivolgendosi a Simón Bolívar, mentre il secondo lo aveva defraudato e lo aveva accusato di tradimento, e di conseguenza lo destinò alla morte, imprigionato alla Carraca” sotto il giogo spagnolo:

“Caos!. Questa gente (i militari) non è in grado di fare niente, ma solo un caos.”

La mancanza di serietà allora come oggi prevale in questa piccola Venezia strappata dalla Grande Colombia. Con tanta facilità, le staffe sono perse dal signore della guerra al signore della guerra nel passaggio del tempo; quindi siamo ancora senza una direzione produttiva, come sempre dirigendosi verso un futuro incerto. Che bene molti cambiamenti costituzionali e cinque repubbliche potrebbero valere, mentre noi non prendiamo sul serio noi stessi come individui.

La proclamazione di Bolivar prima di morire a Santa Marta dicembre 1830 ci porta la sua coscienza, senza l’accettazione dei propri difetti, incluso il suo complesso messianico narcisistica:

“Colombiani:
Avete visto i miei sforzi per stabilire la libertà dove la tirannia ha prevalso prima. Ho lavorato con disinteresse, anche lasciando la mia fortuna e la mia pace. Ho abbandonato la leadership, quando mi sono convinto che la mia umiltà ispira diffidenza. I miei nemici hanno abusato vostra credulità e calpestato ciò che è più sacro per me, la mia reputazione e il mio amore per la libertà. Sono stato una vittima dei miei persecutori, che mi hanno portato alle porte della tomba. Li perdono.

Quando sparisco tra di voi, il mio amore mi dice che devo fare la manifestazione delle mie ultime volontà. Aspiro a nessun altra gloria che il consolidamento della Gran Colombia. È necessario lavorare tutti per il bene inestimabile dell’Unione: il popolo obbedendo l’attuale governo a liberarsi dalla anarchia; ministri del santuario indirizzando le loro preghiere al cielo; e l’esercito usando la sua spada per difendere le garanzie sociali.
Colombiani! Le mie ultime volontà sono per la felicità del paese. Se la mia morte contribuisca a cessare le parti e consolidare l’Unione, andrò giù alla tomba pacificamente. “

Ma la nostra realtà è un’altra. Simón Bolivar non contribuì a consolidare nessuna unione. Al contrario, impostò il percorso per il culto alla personalità. E oggi le garanzie sociali sono soppressi dalla violazione dei loro governanti e l’anarchia regna perché i politici sono interessati solo al proprio profitto. L’ideologia politica è solo uno strumento per assordare l’intelligenza della sua gente. Come prima ed ora, il fanatismo e l’autocrazia regnano la nostra terra.

“Caos!. Questa gente non è in grado di fare niente, ma solo un caos.”

Una Celebrazione a New York

Il Wedgewood Suite nel Lotos Club

Una Celebrazione a New York

Nel corso casuale degli eventi della nostra vita sociale, mi chiedo che cosa è l’importazione da o verso la nostra identità personale. Forse siamo influenzati a vicenda: Penso che possa essere non tanto per il significato dei nostri pensieri individuali, ma dalla qualità del nostro rapporto. Sebbene, non posso fare a meno di essere entrambi spazzato via o colpito dalla casualità di tutto.

R.F.M.-12/05/14

Dopo la ‘Legge sulla Difesa del Matrimonio’ è stata dichiarata incostituzionale nel giugno 2013 negli Stati Uniti, i nostri amici John e Ted hanno proceduto a celebrare il loro matrimonio in una piccola cerimonia privata poco dopo presso la residenza di loro a Washington DC. Avevano vissuto insieme per oltre 16 anni, quasi quanto David e io siamo stati insieme. È stata una decisione così improvvisa, che John e Ted non erano in grado di includere i loro più stretti amici e parenti da New York City e altrove; così il Venerdì scorso hanno preparato una cena speciale per festeggiare il suo matrimonio al Lotos Club, dove hanno soggiornato nella città di New York. John, che è un autore pubblicato e Ted, un musicologo, sono stati i soci del Lotos Club a lungho.

Il Lotos Club, uno dei più antichi circoli letterari negli Stati Uniti, è stato fondato il 15 marzo 1870, da un gruppo di giovani scrittori, giornalisti e critici. Il Club era stato nominato “in lingua guancia” per il dilettantismo esibito dai mangiatori di Lotos dell’Odissea. Fin dal suo inizio, la sua missione era stata quella di promuovere e sviluppare le arti e le scienze umane, ed alla fine di fornire un luogo di riunione per le professioni apprese e le altre persone interessate dei loro obiettivi.

Tra gli ospiti di John e Ted c’erano il fratello maggiore di Ted che è un consulente finanziario; sua moglie, che è una donna inglese, vignettista di flora e fauna; un organista di chiesa; un amministratore per una fondazione musicale; due attori ben noti, una in pensione ed un altro ancora attivo in suoi anni settanta; e finalmente un architetto. Adesso, vorrei condividere lo scambio di idee che hanno avuto luogo:

Durante il brindisi ed hors d’oeuvre ho parlato con John sulla lettera che avevo ricevuto dal presidente Barack Obama ed avevo espresso la mia comprensione di quello che potrebbe essere un tentativo di proteggere le strategie da parte del popolo del Venezuela, le quale potranno presto invertire la crisi. Ho anche parlato con l’attore Greg Callahan sul suo recente film-premere chiamato “Default.” Poi alla sala da pranzo in uno stile elegante Georgiano, tra quelli più vicini a me, ero, pieni di credenze ciniche, circa l’educazione inefficace e l’imperativo delle nuove generazioni di confrontarsi con gli altri paesi, aumentando la loro capacità di reddito. E poi l’argomento interrogativo sulle prossime elezioni presidenziali, per quanto riguarda il fatto che il potere sembrava concentrato tra le due famiglie, i Bush e Clinton. Avevo sentito tutti in silenzio fino a quando il gesuitico in me ha finalmente riuscito abbastanza coraggio per ‘mettere le carte in tavola’, nel tentativo di chiarire alcune delle questioni in discussione. In un’occasione ho suggerito che Elizabeth Warren era una avversaria adatta per la presidenza anche se potrebbe essere difficile per lei inserire in una arena nazionale in questo momento. Ho anche suggerito che alla fine un latino potrebbe sorgere all’orizzonte di un futuro non più lontano. Mi sono riferito a qualcuno della statura del senatore Robert Menendez, e ho respinto l’idea che Marco Rubio potrebbe mai essere un’alternativa, perché, anche se fosse molto intelligente, lui era nato in Canada. Mentre continuavano a parlare in beffa d’immigrati clandestini, ho rimproverato l’idea che gli ispanici erano in qualche modo stranieri agli Stati Uniti. L’ho ricordato a tutti che gli ispanici erano stati in giro qui un secolo prima che gli inglese avevano arrivato a questo continente. Poi la conversazione si è spostata ad un tono piuttosto farisaico, al parlare sugli immigrati clandestini; quando ho anche sostenuto che senza la forza di lavoro messicana e centro-americana, legale o no; questo paese non funzionerebbe. In ogni caso, le conversazioni erano pieni di banalità, ed il contenuto era piuttosto convenzionale. Tutti erano piú affabile e mi sentivo ancora di più fuori luogo.

Prima di partire quella sera, l’attenzione è stata portata sul fatto che la posizione attuale del Lotos Club è stata utilizzata dal 1947 e che il bellissimo edificio che occupa a 66th Street, est della città, in un tipo di stile francese Cartiglio, era stato costruito nel 1900, e commissionato da una signora dell’alta società newyorchese come dono di nozze per la sua figlia.

RFM 05/12/14

Paradiso Celeste

Ulisse viene a conoscerla come la terra delle sirene che, durante il Medioevo, sarebbe diventata un grande impero marittimo. Si trova ai piedi del gigante Monte Cerreto, dove il Ducato di Amalfi verrebbe per un tempo a rifugiarsi, come se nella crisalide di muse ancestrali. La tragedia della Duchessa di Malfi da John Webster, così come il Realismo da Henrik Ibsen ed il Gesamtkunstwerk [1]da Richard Wagner avrebbero fatto eco del destino di questa mitica cariatide del piacere sopra il golfo salernitano. Tra le scogliere [2], i movimenti di fonti fragorosi [3] danzano al ritmo della Podalirius al di là delle meno venerabile crociate, chiostri o conventi, esalando la metamorfosi barbarica di tante tribù. Sebbene adesso, uno sguardo ansioso sulla passeggiata dalla genesi del passato profila il profumo seducente dalla dolce vita.

Scavato da un promontorio sul bordo di un precipizio, tra i villaggi di Cetara e Vietri, fornendo acciughe in olio e multicolori ceramiche, si trova il nostro bel piastrellato [4]albergo chiamato Cetus. Nei colori cacofonici del arcobaleno e nascenti dalla bussola eterna, le regate di canottaggio tessevano lungo il mare costiero, guidati fin da sud a nord-ovest dal Mar Tirreno verso il Mar Ligure.

Nei suoi dintorni, il fiume Canneto attraversa la valle dei mulini che sussurrano [5] ballate rinascimentale alla famosa carta bambagina. Come se a rinculo [6] dal nostro passo, i fiordi si incurvano, sotto un cielo luminoso, accarezzati dalla sottile foschia di venti freschi. Si sente il ronzio [7] dell’api e l’aroma penetrante dallo sfusato vesuviano; e dal limoncello si esprime dolcemente magma inebriante. Le viscere peninsulari sputano il sapore e la fragranza dei suoi frutti sgargianti. Così intenso, la Repubblica Amalfitana semina la lava nell’acqua turchese e le falesie che la hanno murata.

Cantiamo la Falalella nella penombra crepuscolare. E poi ci galleggiamo [8] sul bagliore della costa via Salerno, Sorrento, Positano e Ravello, mentre questi si lavavano nella pioggerella fresca. Con il flusso e riflusso della vita, le nuvole arrossate si guardano allo specchio sulle acque calme, trascinandosi [9] sulla baia salernitana. Amalfi, Comune di Salerno, è incorniciata da parte della Regione Campania, dove i santuari d’Ercolano e Paestum furono eretti maestosamente. E dalle ceneri alla tessitura dei tempi mitologici, le spedizioni archeologiche di Pompei nel settecento riesumarono[10], tra moltissimi reperti, i dipinti dall’antichità che ebbero illustrato il Ciclo dei Misteri Romani così come le conquiste da Alessandro Magno.

Il tocco di mani antiche riverberava ancora nel movimento dei nostri sensi. Dolce l’immagine sotto il sole primaverile, che ci rimbalzerebbe [11] da burrone [12] a valletta, e barcollando [13] da scalinata a scalinatela fino al molo ancestrale . Ci siamo ancorati vicino alla banchina da dove si spostavano le grandi galee. Si sparpagliavano [14] lasciando dietro di sé la visione del paradiso delle sirene.

Ricardso Morin 04/20/14

Lettera di Sostegno da Barack Obama

White House Lettera ricevuta 7 maggio 2014 via il mio indirizzo e-mail personale

NYC, Maggio 7, 2014

Onorevole Presidente Barack Obama:

Grazie per la vostra cortese risposta, molto generosa. Quello che non viene detto nella sua risposta è che gli Stati Uniti hanno importanti impegni economici che impediscono di intervenire in Venezuela, che in effetti, se gli Stati Uniti dovessero rimuovere un dittatore che è illegittimo per l’avvio, sarebbe rendere tutti i contratti americani nulli e vuoti, aggravando così una economia americana già compromessa.

Una dipendenza americana dal petrolio è la base di questo dilemma e le sue conseguenze indesiderate. Eppure un paese come il Venezuela, che è in uno stato di caos non può essere in grado di soddisfare le richieste americane, né quella del proprio popolo. In definitiva, la sicurezza economica americana e la stabilità della regione dipendono di che America sia più decisa in qualche forma di intervento.

Cordiali saluti,

Ricardo F. Morin

Ci vuole più segretezza: Perché la trasparenza del governo può essere il nemico della libertà

 

Il articolo pubblicato nella rivistaThe Atlantic”di maggio 2014, scritto da David Frum nella sezione di Dispaccio: Idee e provocazioni, pagina 13, tratta il tema sulla sicurezza nazionale nel caso di segretezza.

 

 

Per mettere fra virgolette i tre punti principali del articolo, questi sono i seguenti:

1- La maggior parte dei paesi vogliono i benefici del miglioramento della sicurezza nazionale.

2- Mentre siamo diventati più sicuri, abbiamo anche rimpianto i mezzi della nostra sicurezza, anche se sia preceduta da una cooperazione internazionale. (Per esempio)… I dati intime messi in un fondo comune tra gli Stati Uniti, il Regno Unito, Canada, Australia e Nuova Zelanda esistono come risultato di accordi tra di loro.

3- I critici della raccolta di intelligenza preferiscono scambiare la prevenzione del terrorismo per un’alternativa nebulosa, in cui i governi nazionali sono trattenuti da obblighi altrettanto torbide.

 

Per quanto riguarda il terzo punto, David Frum cita tra molti esempi che nel dicembre 2013, una lettera aperta da Edward Snowden al popolo brasiliano è apparsa in le notizie di Brasile in la quale Snowden dichiarava che i diritti brasiliani erano stati violati dalla l’agenzia di sicurezza nazionale americana NSA e da altre agenzie di spionaggio internazionali. Ma David Frum sottolinea:

. . . che questa lettera non menzionava se ci fossero obblighi reciproci tra le nazioni.

 

Insomma, l’articolo presente afferma:

I diritti sono utili solo se vengono rispettati dai governi efficaci. In un mondo di predatori, un governo efficace è un vendicatore dei diritti. La libertà non protetta non è affatto libertà. Potenza che non è guidata da informazioni non puó essere un potere per tutti. Le informazioni più necessarie per la difesa nazionale non si ottiene chiedendo delicata e gentilmente per questo.

 

I suoi conclusioni portano alla mente le osservazioni avveniristiche del libro scritto nel 1930 da Aldous Huxley, Brave New World (il nuovo mondo coraggioso), i quali forniscono la proiezione di una società distopica dove tutti perdiamo la nostra anonimia e riserbo per motivi di sicurezza. Adesso, questo è riflesso chiaramente soprattutto a causa della tecnologia informatica e per l’uso globale dei servizi d’Internet. Siamo già arrivati a questa società o sarebbe forse una benedizione dissimulata? Forse si, forse no. Sia come sia, lo scopo di garantire la sicurezza dipenderà sempre dal fatto se proverrebbe d’intenzioni democratiche o egemoniche, o se proverrebbe d’intenzioni spregiudicati o maligni. Conoscendosi in generale le tendenze predatori della natura umana, sarà sempre difficile accertare entrambi, sia lo scopo della riservatezza di qualsiasi identità, o lo scopo del abuso per invadere la sua segretezza.

Ricardo Morin 05/05/2014

 

La Perla Sublime dell’Adriatico

Vedutta dal Salute, del Palazzo ducale dal vedutista simbolo di Venezia, Antonio Canaletto, che nasce nel 1697 Salute del Palazzo ducale dal vedutista simbolo di Venezia, Antonio Canaletto, 1697-1768

 

Prima di visitare la Repubblica di Venezia, richiamavo alla memoria che il Florentino Amerigo Vespucci, avesse battezzato il mio paese come La Piccola Venezia. Mentre Venezia fu costruita sopra un delta della laguna di Veneta al bordo del mare Adriatico, il Venezuela fu un universo parallelo sopra il lago di Maracaibo al bordo del Mare dei Caraibi–tra capanne indigene, precariamente sostenute da pali conficcati nel fango sul fondo delle acque.

Ma, a differenza delle associazioni da Vespucci tra Venezia e Venezuela, nella mia prospettiva, Venezia era molto romantica ed idealizzata prima di vederla. La conoscevo attraverso le illustrazioni pittoriche, i dipinti unici di Giovanni Canaletto e di Francesco Guardi, le maestose stampe sull’antichità di Giovanni Piranesi e le fantastiche vedute panoramiche del pittore inglese William Turner. Insomma, la conoscevo attraverso le molte apologie poetiche e artistiche, dall’eco di Thomas Mann, Nietzsche, Goethe; come l’eliseo del mare” (Poe); “la regina degli oceani” (Dickens); “la follia prodotto del genio” (Herzen); “metà trappola, metà favola” (Mann); la reverie di una laguna miraggio, una fantasticheria ultraterrena; la città inverosimile di Carlo Goldoni, attraverso gli occhi di sue amanti, chi riflettevano sulla sua permanenza con tanti complementi, nonostante tutta la sfida ambientale del nostro tempo. Precisamente penso che sia nella sua fragilità che Venezia abbia sempre il suo fascino. Venezia è certamente così incomparabile. Vedere la testimonianza delle sue grandi monumenti, le sue canali, e ponti ultracentenari (180 e 400 rispettivamente) con la magia di un grande ingegno e perseveranza, logicamente accedendo ‘dulcis in fundo’ al titolo nobiliare che la città ha meritatamente ricevuto come “La Serenissima.”

Come pittore, il mio grande interesse è stato il ritrovamento molto stretto, di una vista magnificante di quel colorato dolce e soavissimo dipinto ad olio da Antonio Vivarini, Pisanello, Giovanni Bellini, Vittore Carpaccio, Jacopo Basano, Tiziano Vecelli, Palma il Vecchio, il Furioso Jacopo Tintoretto, Lorenzo Lotto, Paolo Veronese, e Gianbattista Tiepolo–solo per citarne alcuni. Non esiste gestione simile alla manipolazione del colore degli scuola classica veneziana, agli spettro cromatico agrodolce che caratterizza e approfondisce l’atmosfera coprendo sfarzosamente la forma umana, come nessuna altra scuola è stata in grado di fare. Anche se la sua eleganza e ricchezza sono intangibili; il godimento è anche impareggiabile. Tutto in Venezia parla di un carattere unico, e appassionato sulla sua ascendenza. Come la sua architettura palatina dove si combinano molteplici stili: il bizantino, il musulmano, il gotico, il palladiano–dal famosissimo veneziano Andrea Palladio, poliglotte rinascimentale, traduttore dei canoni dell’antichità greca e romana–fino alla esuberanza del barocco ripresentato da Baldassare Longhena. Tanta roba di parlare in un breve tempo, di una abbondanza di acclamazione, non c’è verso di rendere giustizia a Venezia.

A causa delle limitazioni fisiche di mia madre, eravamo per la prima volta a Venezia per soli tre giorni, una visita che doveva essere leggera. Abbiamo soggiornato presso il bellissimo Hotel Amadeus, a breve distanza dalla stazione ferroviaria di Santa Lucia per procedere dopo sulla via a Roma. La sua splendida posizione nel centro di Venezia rende questo hotel unico, vicino al Canal Grande, e al minuto, si può attendere a piedi dalle più importanti attrazioni: come il Ghetto Ebraico, il Casinò di Venezia, il Ponte di Rialto e la Piazza San Marco. Era il periodo autunnale in cui aveva meno turisti, ma molti giovani godevano ancora della vita all’aria aperta, nelle sue ponti o socializzando nelle piazze spaziose. In una occasione abbiamo avuto un pranzetto presso il super elegante Caffè Florian, il quale è stato aperto dal XVIII secolo nella Piazza San Marco. In questo posto siamo stati accompagnati dal bel suono di un’orchestra sinfonica all’aperto. Era stato anche il pranzo più costoso che abbiamo mai avuto nella nostra vita, ma ne valeva la pena, un vero ricordo indimenticabile. Dopo abbiamo passeggiato per le strade ed i vicoli labirintici ad ammirare gli spazi intimi e le facciate lussureggianti. Poi abbiamo anche avuto il tempo di passare dal vaporetto alla Biennale di Venezia: La 48 ° Esposizione Internazionale d’Arte ai Giardini di Castello nella parte orientale della città, che ospita fino a 88 padiglioni, tra cui il Padiglione del Venezuela.

Alla fine, in transito da Roma al Venezuela, mentre aspettavamo il volo di mia madre, mi ha chiesto di avvicinarla davanti a un muro di specchi e lei ha detto: in questo modo ci ricorderemo sempre l’un l’altro.

Ricardo Morin 04/14/14

In Defesa della Poesia

Dante (detail), Domenico di Michelino, Florence 1465

Dante (dettagli), Domenico di Michelino, Firenze 1465

Può mai nostro pensiero esprimere la verità assoluta; o è sempre solo una approssimazione alla realtà?

Nella Repubblica (circa 380 aEC), i dialoghi di Platone (428-347 aEC) definiscono il valore della letteratura didattica, in particolare i valori teologici e della retorica, mentre allo stesso tempo, citano che “c’è una vecchia disputa tra la filosofia e la poesia” (Repubblica, libro V, 607b5-6).

In base la metafora, la dialettica Socratica di Platone presume che la poesia sia un camuffamento 1 che sopprima la verità della realtà, e quindi, la poesia non sia in grado di trasmettere le verità divine. Questa interpretazione si estende alle tradizioni greco-romane e persiste dicotomizzata in contrasto con lo sviluppo della letteratura religiosa medievale dell’Occidente—paradossalmente, nonostante, il dominante radicamento del simbolismo religioso. Ė dai secoli tredicesimo e quattordicesimo, che i grandi pensatori italiani come Dante Alighieri (1265–1321), Francesco Petrarca (1304-1374) e Giovanni Boccaccio (1313-1375) iniziano una concezione umanizzante del mondo. In ogni modo, loro vengono identificati con una sintesi della filosofia Platonica in cui le metafore nella poesia si affermano da adesso in termini positivi. Sebbene loro stavano sempre commossi dal retaggio dell’antichità; si preoccupavano anche di sviluppare nuove tendenze letterarie che si staccassero dalle tradizione. Questa epoca arriverà a conoscersi come il Rinascimento:2 L’inizio dell’era della letteratura moderna attraverso della esaltazione metafisica della poesia.

Nel De vulgari eloquentia (circa 1302), Dante Alighieri prepara un’analisi di tutti gli stili e registri linguistici, ma alla fine solo riesce ad affrontare lo stile tragico o sublime. In questo lavoro egli si concentra principalmente sull’operi della Scuola siciliana e sul tema amoroso delle Stilnoviste.Dante riconosce che la poesia possa anche trasmettere le verità divine, cioè, che oltre ad essere piacevole, l’espressione allegoriche, sui passioni umane, possano essere utile, didatticamente parlando.

Francesco Petrarca anche in La Carta X, 4 de Le Familiari (1349) affronta la questione dell’allegoria come chiave interpretativa della poesia nel Medioevo; per questo stabilizzal’uso dell’allegoria come uno dei principali somiglianza tra lo stile teologico ed il poetico. Pertanto, a suo avviso, l’origine della poesia si incontra in un uso particolare del linguaggio per fare appello alla divinità.

Poi, insieme con l’attenzione biografica che paga al poeta Dante, Giovanni Boccaccio stabilizza una difesa rigorosa della poesia. Mentre egli si colloca nella tradizione interpretativa dei testi sacri e profani, persegue quanto un secondo livello di significatività.

Nel suo appello per la poesia, Boccaccio esalta il servizio che questa presta col suo potere. Il trattato di Boccaccio in latino intitolato Genealogiae gentilium deorum Libri–completato nel 1360, e modificato fino alla sua morte nel 1374–, è una sorta di manuale per poeti e lettori sulla poesia che sarebbe significativo nella trasmissione della mitologia classica dal Medioevo al Rinascimento.La sua singolare difesa della poesia si basa su diversi principi. L’universalità, l’antichità, il rispetto che ha sempre suscitato tra i potenti, l’origine divino che la distanzierebbe dalle cose terrene, ecc. . ., i quali vengono sintetizzati nell’idea che la poesia richiama tre aspetti essenziali: la verità, la bellezza e la finzione. Inoltre, le condizioni indispensabili nel momento della creazione letteraria: la disciplina, lo studio e il lavoro del poeta non ostacolano al origine divino, o alla rivelazione di ciò che è sublime. Boccaccio prova di dimostrare così che un testo che non sia religioso, ma interpretato allegoricamente, potrebbe anche riflettere una verità morale e religiosa.

R.F.M. – New York City, aprile 27, 2014

1 Nota: Il termine "cammuffamento"--mascheramento della natura--, che viene utilizzato in La Repubblica, Libri II, III e X da Platone (circa 380 aEC), si differenzia dal termine "mimetismo" del greco mimēsis--in un lodevole senso di imitazione- non utilizzato prima di 1550.

2 Wikipedia: 'Il Rinascimento' è una parola francese coniata dallo storico francese Jules Michelet e diffusa dallo storico svizzero Jacob Burckhardt nel 19 ° secolo. Questo nome è stato usato storicamente in contrasto 'i Secoli Oscuri', il termine coniato da Petrarca per riferirsi a ciò che oggi chiamiamo 'il Medioevo.'

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Diverse fasi della sua vita

Diverse fasi della sua vita

Non molto tempo fa, ho condiviso con voi la genealogia dei miei antenati paterni, originarie delle Isole Canarie, che per sei generazioni risalgono fin al settecento. Purtroppo, non ho potuto fare un simile estensivo studio genealogico sull’ascesa dei miei antenati materni; ma ho voluto condividere con voi tutto quello che io ho saputo in modo biografico attraverso i ricordi di mia madre.

Molto poco si sa dei miei bisnonni materni Elogio Tortolero e Paula Ojeda salvo che possedevano una vasta proprietà nel sud del Stato Carabobo di Venezuela circa il secolo diciannovesimo. Successivamente, I miei nonni, Rafael Tortolero (nato nel 1893) e Marcolina Rivero (nata nel 1898) possedevano estese terre che lavoravano come coltivatori di canna e agricoltori di caffè sulle montagne note come il « Fundo (Culo) di Jorge » [prendendo il nome del mio bis-bis nonno], sebbene siano state ufficialmente denominati come “Banco Largo,” intorno al villaggio di Bejuma in una bella regione del Venezuela. Dal tempo della colonia, si pensava che la mia famiglia materna sarebbe stata discendente di origine sefardita spagnola, dalla regione di Toledo. Ma non sono stato in grado di compilare la documentazione necessaria per verificarlo. Maria Teresa, come mia madre fu stata battezzata, nacque nel 1927 in prossimità a Bejuma in una grande casa, che avese descritto come avente sette camere da letto. Sin da quando fosse bambina scrivesse poesie ispirata dai suoi dintorni così come dall’amore dei suoi genitori. Purtroppo, all’età di 11 anni perse sua madre a causa di eclampsia da una sesta gravidanza fallita all’età di 39 anni, e l’anno successivo, perse anche suo padre da una polmonite all’età di 46 anni. Come risultato, tra 1938-46 assistesse il Convitto del Collegio di Lourdes a Valencia, come fosse stato ordinato dalla sua guida spirituale, “in locus parentis”, il Padre Francisco Martínez. A diciotto anni, completò la sua formazione com’igienista di scuola e di segreteria di contabilità. L’anno seguente contrattò matrimonio civile con un immigrato russo, ma il matrimonio non fosse stato consumato, perché lui fosse sparito inspiegabilmente con tutti i risparmi di mia madre. Un anno dopo o così, lei cercò consulenza da un avvocato, che alla fine la sposò diventando mio padre. Ricordava che loro si fossero incontrati mentre lui era un rappresentante sindacale per la stessa Centrale Tacarigua Sugar Company (vicino al lago Valencia) in cui mia madre fosse cominciato a lavorare all’età di 20 anni.

Essendo sposata a 24 anni una seconda volta, e dopo otto gravidanze solo cinque bambini sopravvissero dei quali io sono il secondo. Per undici anni, tra le età di 49 a 57, fosse stata coinvolta in un divorzio molto combattuto da mio padre. Dopo essere stata sposata ad un avvocato per 27 anni, tornò a scuola per sette anni in modo che potesse aver ottenuto una laurea in giurisprudenza all’età di 64 anni nel 1991, specializzandosi in materia del benessere dei minori. A proposito, a 58 anni fu sposata ad un altro avvocato 15 anni più giovane da lei; comunque, il matrimonio non sarebbe durato più di due anni. Nella sua fine degli anni 60 e primi anni 70 lei faccia uno sforzo concertato per costruire un corpo di sua poesia. Nel 1998 smise di lavorare come avvocato ed fosse dedicata ai suoi nipoti a pieno tempo. Nel 1999 abbiamo avuto la possibilità di viaggiare insieme in Europa per un mese, quando abbia già settantadue anni. L’anno successivo, le fu diagnosticato il morbo di Alzheimer, sebbene, nel 2004, Lei sia ancora abbastanza bene per godere incontrare per la prima volta il mio compagno Davide, qui a New York. Lei fosse veramente impressionata da lui, cosí come da mia suocera Eva Lowenberger. Dopo nel 2011, mia madre morí dei relativi stadi avanzati della malattia di Alzheimer all’età di 84 anni. Da quando ho potuto ricordare, oltre a scrivere poesie, mia madre fosse stata approfondita in metafisica e vari soggetti esoterici, che ebbero preservato il suo entusiasmo per la vita. Mi disse che aveva cominciato a leggere Jiddu Krishnamurti nei suoi vent’anni, e ho ricordato che lei soleva parlare di lui con grande ammirazione fin da quando ero un adolescente. Amava anche tutte le arti, e gli piaceva molto che fossimo interessati a loro. Il suo incoraggiamento mi ha spinto a diventare artista fin dalla prima infanzia. Per concludere questa narrativa, vorrei leggere una notazione scritta a mano in spagnolo, la quale ho ricevuto da lei cinque anni prima di morire:

« Ali Nel Vento »

Manteni il volo veloce

sopra la tua sorte.

Ampia e lunga è la via,

e se dal primo passo cadi.

Uccellino ferito,

alzi gli occhi al cielo.

Non temi al destino

perché sarebbe una fuga vile

quando l’amore è divino.