Riflessioni Sull’Apprendimento e La Comprensione

Comincio con la premessa che solo una mente che non si impegna, una mente che non appartiene a nulla, che non si limita a qualsiasi proposito, sarebbe una mente capace d’apprendere o capace di comprensione. Ci sono cose nella vita che non si possono fare finta. Penso che questo sia il caso quando si dispone di un confronto ideologico per esempio: Si faccia finta tutto il tempo che uno non sia egoista, e si faccia finta che uno non sia divisivo o violento; mentre nel suo cuore e la sua mente uno sia pieno di disprezzo al determinare i parametri di qualsiasi contrasto.

Nel mondo attuale, dove ci sono tanti problemi, siamo suscettibili di smarrire la nostra bussola morale, la nostra ragione d’essere, e perfino di perdere la qualità della nostra percezione: la qualità dell’udito così come la qualità della sensibilità. Non siamo nemmeno in grado di riflettere sulle cose semplici che ci circondano, come un bel paesaggio, o anche su un pezzente desolato. E non solo. Se siamo irritati, ma siamo in grado di sopprimere la rabbia, o in modo di controllare noi stessi, di non lasciare sollevarsi di nuovo la rabbia; la nostra mente potrebbe essere ancora insensibile come all’inizio. Si potrebbe sbarazzare di odio, ma se tale mente e cuore sarebbero ancora meschini, creeranno ancora altri antagonismi. Quindi non ci sarà mai fine al conflitto.

La consapevolezza porta la propria illuminazione. Ma bisogna di impostarla andando; è necessario avviarla, così come impadronirsi della coda d’una cometa, la quale si deve percepire prima d’andare avanti. La scoperta di noi stessi è infinita, e richiede indagine costante, una percezione che sia totale, una coscienza in cui non esista nessuna selezione. La distanza delle stelle è molto inferiore alla distanza a noi stessi. Questo viaggio è davvero un’apertura della porta per l’individuo nel suo rapporto con il mondo.

Ricardo Morin , aprile 2, 2014

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Il Caos Venezuelano

La pagina web di maggio 10, 2010, qui di seguito, presenta prove implicite che Simón Bolívar è stato giustiziato a 47 anni di età, per ordinanza del presidente degli Stati Uniti di America,  Andrew Jackson, prima di Bolívar potere avviare un blocco della dissoluzione della Gran Colombia, alla fine del 1830, la quale era stata guidata dal scagnozzo, opportunista e disonorevole : il tanto decantato ‘centauro della pianura’, José Antonio Páez.

http://www.tercerainformacion.es/spip.php?article15039

Ognuno dei Presidenti della Repubblica venezuelana, in particolare quelli militari, da José Antonio Páez al compianto Hugo Chavez, così come l’attuale autista di autobus, Nicolas Maduro, tutti furono coinvolti in un processo di disinformazione a discapito della libertà. Allo stesso modo, abbiamo una sovrabbondanza di storici che indulgono balbettando assurdità, lo quale rende molto difficile per noi capire i fatti. Mentre si divertono con sentimentalismi intesi ad ampliare i propri interessi personali sbagliati, il popolo diventa dismesso dei loro beni comuni. Facendo eco dell’ultime parole di un attonito Francisco Miranda, rivolgendosi a Simón Bolívar, mentre il secondo lo aveva defraudato e lo aveva accusato di tradimento, e di conseguenza lo destinò alla morte, imprigionato alla Carraca” sotto il giogo spagnolo:

“Caos!. Questa gente (i militari) non è in grado di fare niente, ma solo un caos.”

La mancanza di serietà allora come oggi prevale in questa piccola Venezia strappata dalla Grande Colombia. Con tanta facilità, le staffe sono perse dal signore della guerra al signore della guerra nel passaggio del tempo; quindi siamo ancora senza una direzione produttiva, come sempre dirigendosi verso un futuro incerto. Che bene molti cambiamenti costituzionali e cinque repubbliche potrebbero valere, mentre noi non prendiamo sul serio noi stessi come individui.

La proclamazione di Bolivar prima di morire a Santa Marta dicembre 1830 ci porta la sua coscienza, senza l’accettazione dei propri difetti, incluso il suo complesso messianico narcisistica:

“Colombiani:
Avete visto i miei sforzi per stabilire la libertà dove la tirannia ha prevalso prima. Ho lavorato con disinteresse, anche lasciando la mia fortuna e la mia pace. Ho abbandonato la leadership, quando mi sono convinto che la mia umiltà ispira diffidenza. I miei nemici hanno abusato vostra credulità e calpestato ciò che è più sacro per me, la mia reputazione e il mio amore per la libertà. Sono stato una vittima dei miei persecutori, che mi hanno portato alle porte della tomba. Li perdono.

Quando sparisco tra di voi, il mio amore mi dice che devo fare la manifestazione delle mie ultime volontà. Aspiro a nessun altra gloria che il consolidamento della Gran Colombia. È necessario lavorare tutti per il bene inestimabile dell’Unione: il popolo obbedendo l’attuale governo a liberarsi dalla anarchia; ministri del santuario indirizzando le loro preghiere al cielo; e l’esercito usando la sua spada per difendere le garanzie sociali.
Colombiani! Le mie ultime volontà sono per la felicità del paese. Se la mia morte contribuisca a cessare le parti e consolidare l’Unione, andrò giù alla tomba pacificamente. “

Ma la nostra realtà è un’altra. Simón Bolivar non contribuì a consolidare nessuna unione. Al contrario, impostò il percorso per il culto alla personalità. E oggi le garanzie sociali sono soppressi dalla violazione dei loro governanti e l’anarchia regna perché i politici sono interessati solo al proprio profitto. L’ideologia politica è solo uno strumento per assordare l’intelligenza della sua gente. Come prima ed ora, il fanatismo e l’autocrazia regnano la nostra terra.

“Caos!. Questa gente non è in grado di fare niente, ma solo un caos.”