In Defesa della Poesia

Dante (detail), Domenico di Michelino, Florence 1465

Dante (dettagli), Domenico di Michelino, Firenze 1465

Può mai nostro pensiero esprimere la verità assoluta; o è sempre solo una approssimazione alla realtà?

Nella Repubblica (circa 380 aEC), i dialoghi di Platone (428-347 aEC) definiscono il valore della letteratura didattica, in particolare i valori teologici e della retorica, mentre allo stesso tempo, citano che “c’è una vecchia disputa tra la filosofia e la poesia” (Repubblica, libro V, 607b5-6).

In base la metafora, la dialettica Socratica di Platone presume che la poesia sia un camuffamento 1 che sopprima la verità della realtà, e quindi, la poesia non sia in grado di trasmettere le verità divine. Questa interpretazione si estende alle tradizioni greco-romane e persiste dicotomizzata in contrasto con lo sviluppo della letteratura religiosa medievale dell’Occidente—paradossalmente, nonostante, il dominante radicamento del simbolismo religioso. Ė dai secoli tredicesimo e quattordicesimo, che i grandi pensatori italiani come Dante Alighieri (1265–1321), Francesco Petrarca (1304-1374) e Giovanni Boccaccio (1313-1375) iniziano una concezione umanizzante del mondo. In ogni modo, loro vengono identificati con una sintesi della filosofia Platonica in cui le metafore nella poesia si affermano da adesso in termini positivi. Sebbene loro stavano sempre commossi dal retaggio dell’antichità; si preoccupavano anche di sviluppare nuove tendenze letterarie che si staccassero dalle tradizione. Questa epoca arriverà a conoscersi come il Rinascimento:2 L’inizio dell’era della letteratura moderna attraverso della esaltazione metafisica della poesia.

Nel De vulgari eloquentia (circa 1302), Dante Alighieri prepara un’analisi di tutti gli stili e registri linguistici, ma alla fine solo riesce ad affrontare lo stile tragico o sublime. In questo lavoro egli si concentra principalmente sull’operi della Scuola siciliana e sul tema amoroso delle Stilnoviste.Dante riconosce che la poesia possa anche trasmettere le verità divine, cioè, che oltre ad essere piacevole, l’espressione allegoriche, sui passioni umane, possano essere utile, didatticamente parlando.

Francesco Petrarca anche in La Carta X, 4 de Le Familiari (1349) affronta la questione dell’allegoria come chiave interpretativa della poesia nel Medioevo; per questo stabilizzal’uso dell’allegoria come uno dei principali somiglianza tra lo stile teologico ed il poetico. Pertanto, a suo avviso, l’origine della poesia si incontra in un uso particolare del linguaggio per fare appello alla divinità.

Poi, insieme con l’attenzione biografica che paga al poeta Dante, Giovanni Boccaccio stabilizza una difesa rigorosa della poesia. Mentre egli si colloca nella tradizione interpretativa dei testi sacri e profani, persegue quanto un secondo livello di significatività.

Nel suo appello per la poesia, Boccaccio esalta il servizio che questa presta col suo potere. Il trattato di Boccaccio in latino intitolato Genealogiae gentilium deorum Libri–completato nel 1360, e modificato fino alla sua morte nel 1374–, è una sorta di manuale per poeti e lettori sulla poesia che sarebbe significativo nella trasmissione della mitologia classica dal Medioevo al Rinascimento.La sua singolare difesa della poesia si basa su diversi principi. L’universalità, l’antichità, il rispetto che ha sempre suscitato tra i potenti, l’origine divino che la distanzierebbe dalle cose terrene, ecc. . ., i quali vengono sintetizzati nell’idea che la poesia richiama tre aspetti essenziali: la verità, la bellezza e la finzione. Inoltre, le condizioni indispensabili nel momento della creazione letteraria: la disciplina, lo studio e il lavoro del poeta non ostacolano al origine divino, o alla rivelazione di ciò che è sublime. Boccaccio prova di dimostrare così che un testo che non sia religioso, ma interpretato allegoricamente, potrebbe anche riflettere una verità morale e religiosa.

R.F.M. – New York City, aprile 27, 2014

1 Nota: Il termine "cammuffamento"--mascheramento della natura--, che viene utilizzato in La Repubblica, Libri II, III e X da Platone (circa 380 aEC), si differenzia dal termine "mimetismo" del greco mimēsis--in un lodevole senso di imitazione- non utilizzato prima di 1550.

2 Wikipedia: 'Il Rinascimento' è una parola francese coniata dallo storico francese Jules Michelet e diffusa dallo storico svizzero Jacob Burckhardt nel 19 ° secolo. Questo nome è stato usato storicamente in contrasto 'i Secoli Oscuri', il termine coniato da Petrarca per riferirsi a ciò che oggi chiamiamo 'il Medioevo.'

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